I Buoni fruttiferi postali sono tra i titoli più apprezzati dagli italiani. Sono titoli molto spesso sicuri, che garantiscono un buon interesse nel corso del tempo. Eppure potrebbero valere ancora di più. In questo articolo scopriremo come chiedere eventualmente un buon rimborso su questi titoli. Muoversi in queste situazioni è più semplice di quel che si crede.
Grazie al rimborso buoni fruttiferi postali potrete così avere accesso a una discreta somma, ideale per i risparmiatori che hanno investito in questi titoli nel corso degli anni.
Cosa sono
Iniziamo spiegando cosa sono i Buoni Fruttiferi Postali, e quale piccolo tesoro potrebbero nascondere. Si tratta di titoli che Poste Italiane ha portato sul mercato, e sono stati emessi da Cassa Depositi e Prestiti. Il motivo per cui sono così ambiti deriva dalla possibilità di poter riavere subito il capitale che abbiamo investito. Di fatto si tratta di investire i propri risparmi in titoli sicuri, che permettono di essere riconvertiti senza alcun problema.
In più, come nel caso di titoli di questo genere, arrivano a maturare degli interessi, su base annuale. Non solo: questi interessi, se non ricevuti in precedenza, possono essere richiesti anche dopo aver rivenduto il buono, l’importante è che la richiesta di rimborso arrivi entro dieci anni.
Bisogna fare particolare attenzione a questi tempi, nei fatti piuttosto lunghi. Non sottovalutiamo la possibilità di ottenere un rimborso molto vantaggioso.
Quali sono le caratteristiche principali
Elenchiamo di seguito le principali caratteristiche dei buoni fruttiferi postali.
- Non sono presenti spese o commissioni di alcun genere. Questo vale sia al momento dell’emissione che al momento del rimborso.
- Si possono ottenere e rimborsare negli uffici postali.
- A seconda della richiesta da parte degli investitori continuano le emissioni. Non c’è una forma di blocco come nel caso delle obbligazioni.
- Non è necessario investire grandi importi, si può iniziare con un investimento di 50 euro.
- Hanno una tassazione agevolata al 12,5%.
Oltre a ciò esistono altre variabili. Questi buoni possono essere cartacei o dematerializzati, senza particolari differenze tra queste tipologie. Forse la più importante riguarda il rimborso: nel caso dei buoni cartacei non viene frazionato, mentre nel caso dei buoni dematerializzati può andare incontro a frazionamento.
In generale si tratta di buoni il cui rendimento è in crescita, anche se bisogna fare attenzione alle condizioni e agli interessi, che possono variare a seconda del periodo di emissione.
La questione dei rimborsi
La situazione legata ai rimborsi si è infiammata negli ultimi anni, poiché si è arrivati a un conflitto tra i risparmiatori e Poste Italiane. Ciò deriva dai Buoni Fruttiferi Postali che sono stati emessi a partire dal 13 giugno 1986. Si tratta di buoni trentennali, e che proprio negli ultimi anni hanno fatto il loro corso.
Questi buoni, rispetto ai precedenti, hanno subito un cambio di categoria, da P a Q/P. Il risultato è stato quello di tassi di interesse più bassi, e per i consumatori tutto ciò è diventato davvero svantaggioso.
Non solo: il cambiamento avvenuto in quel periodo ha causato confusione, provocando a errori nell’emissione di questi buoni fruttiferi postali.
Si possono ottenere rimborsi migliori?
Spesso nei buoni di quel periodo è possibile trovare degli errori, che possono consentire di chiedere un rimborso di interesse più vantaggioso.
Consigliamo in generale di affidarvi a esperti in questo campo, che sappiano guidarvi in questo iter burocratico, così da poter ottenere effettivamente quanto vi spetta.
Quali sono gli errori più diffusi nei buoni fruttiferi postali?
- Tassi di interesse sfavorevoli in confronto a buoni più recenti
- Assenza di indicazione sui timbri
- Timbro presente su un solo lato del buono